Primo marzo
USB contro il razzismo al fianco dei lavoratori migranti il primo marzo
Anche quest’anno, il Primo Marzo vede l’Unione Sindacale di Base – USB – impegnato sul territorio nazionale ed internazionale, nella lotta al razzismo e nella difesa dei diritti umani. L’USB crede in un progetto di partecipazione dal basso, che unisca lavoratori italiani e migranti, in sostanza tutti quelli accomunati dal rifiuto del razzismo e della cultura dell'esclusione, uniti dalla consapevolezza che le politiche di sfruttamento del lavoro, le violazioni dei diritti sono tasselli di una strategia repressiva che, a partire dai più deboli, tende a colpire tutti e a imporre la precarietà come orizzonte di vita.
Chiediamo a tutti i lavoratori migranti e italiani, di essere protagonisti, di attivarsi concretamente per costruire insieme una società diversa e multiculturale, rifiutando ogni complicità con provvedimenti normativi che legalizzano sfruttamento, razzismo, pregiudizio e paura.
La situazione italiana è grave e gli effetti della crisi si sentono sempre di più e colpiscono soprattutto i migranti: in migliaia rischiano di perdere il permesso di soggiorno e quando accade vengono indicati come criminali e condannati al lavoro nero gestito dai caporali. In questo quadro la Bossi-Fini si rivela più che mai una legge inadeguata e ipocrita, che non combatte la clandestinità ma la crea, favorendo sfruttamento e lavoro nero e ponendo i migranti in una condizione di costante ricattabilità.
In particolar modo quest’anno a Monfalcone, dove il giorno 21 febbraio è morto Ismail Mia, di lavoro nella Fincantieri, terzo operaio morto in tre anni, USB partecipa alla giornata di mobilitazione promossa dal “Comitato 1 Marzo Monfalcone” dotato di un'anima orgogliosamente meticcia:
contro il razzismo e lo sfruttamento dei lavoratori migranti, per una società multiculturale e più giusta. Far comprendere quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società e come sia importante che tutti si impegnino insieme per difendere i diritti fondamentali della persona e superare la contrapposizioni. Per ragioni economiche, come più volte sottolineato, perché i migranti producono una parte consistente del PIL, alimentano le casse dello Stato con le tasse e i contributi previdenziali, sopperiscono con il lavoro di cura alle carenze strutturali del welfare italiano; ma soprattutto per ragioni sociali e culturali, perché i migranti rappresentano una parte attiva e determinante nella costruzione di società più ricca, variegata, multiculturale e capace di guardare al futuro.
A sostegno delle richieste del Comitato 1° Marzo:
- che i responsabili di quanto accaduto a Monfalcone, a partire dai vertici di Fincantieri, si dimettano e paghino le dovute conseguenze, perché 3 morti in 3 anni non possono essere solo “degli incidenti”;
- che l’Amministrazione Comunale si costituisca parte civile nel prossimo processo perché la morte di Ismail Mia non può rimanere un lutto privato che ricade solo sui suoi famigliari, perché la dignità, la sicurezza e la vita siano effettivamente valori e diritti tutelati per tutti non solo a parole;
- che si prendano provvedimenti concreti a partire dall’esclusione dal Cantiere delle ditte in appalto e subappalto che hanno subito contestazioni su questioni di sicurezza e regolarità contrattuale, con l’assorbimento dei lavoratori in altre ditte o direttamente in Fincantieri. Perché è prima di tutto il sistema dell’appalto che genera precarietà, illegalità e tragedie;
- che venga istituito un fondo economico di solidarietà e compensazione con il quale tutte le aziende e imprese a partire da Fincantieri concorrano a ripagare i danni sociali, lavorativi e ambientali causati dal supersfruttamento dei lavoratori e del territorio.