L'Università di Trieste partecipa allo sciopero generale nazionale

Perché USB università di Trieste chiede a tutto il personale universitario e agli studenti di partecipare

 

allo sciopero generale nazionale del 2 dicembre ‘22

Trieste -

Perché USB università di Trieste chiede a tutto il personale universitario e agli studenti di partecipareallo sciopero generale nazionale del 2 dicembre ‘22

e alla manifestazione nazionale del 3 dicembre a Roma

 

Attualmente il salario medio di un lavoratore a tempo indeterminato è di circa 1.550,00 euro, una operaria e un operaio medio al netto percepisce 1.350,00 euro, un commesso e una commessa di magazzino 1.100,00 euro, una operatrice e un operatore socio-sanitario 1.000,00 euro.

I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato quello che già era evidente per lavoratori e famiglie: i salari in Italia sono sostanzialmente fermi da decenni e sono fra i più bassi d’Europa. Siamo l’unico paese in Europa in cui, negli ultimi trenta anni, i salari sono diminuiti!

Più in generale c’è stato un generale impoverimento delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro famiglie.

Molti lavoratrici e lavoratori – pur lavorando – non riescono ad emanciparsi dalla povertà a causa di salari vergognosi, contratti di lavoro capestro, rapporti di lavoro a tempo parziale imposti dal datore di lavoro, orari infiniti e non retribuiti…

Nel pubblico impiego i rinnovi dei CCNL, già approvati o in corso di approvazione in queste settimane, sono già tutti scaduti nel 2021 e la corsa al pagamento degli arretrati prima del 25 dicembre ‘22 fa sorridere!

Non c’è un CCNL che quantifichi aumenti veri, adeguati al costo reale della vita (nel caso del personale universitario contrattualizzato TAB, l’aumento è inferiore al 4% a fronte di una inflazione stimata superiore al 10% e attorno al 13% sui generi alimentari).

Ad essere utilizzato, a seguito di un accordo fra le parti sociali, è il meccanismo truffaldino dell'IPCA che, infatti, non considera la dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, principale fattore che innesca la dinamica inflattiva oggi in corso.

Ecco allora che la parola magica oggi imperante è: “tagliare il cuneo fiscale e previdenziale!”.

Quanti attribuiscono al taglio del cuneo fiscale e previdenziale il compito di fornire una risposta all'emergenza salariale mente sapendo di mentire non solo perché quelle risorse saranno finanziate con tagli ai servizi pubblici (una vera partita di giro), ma pure per l'irrisorietà delle cifre (dai 20 ai 30 euro mensili in più in busta paga).

La riduzione di un ulteriore punto percentuale per i redditi sino a 20.000 euro si tradurrà, udite udite, in 11 euro mensili in più in busta paga per questa fascia di reddito!

Stesso ragionamento per i cosiddetti “bonus” che i datori di lavoro pubblici e privati possono dare o non dare ma che sempre peseranno sulle spalle dei lavoratori medesimi sotto forma di corrispondenti tagli al trattamento accessorio e tagli ai servizi pubblici erogati dallo Stato, regioni e comuni.

Non bastasse, l’introduzione della aliquota fissa (cosiddetta “flat tax”) al 15% per il lavoro autonomo, fino ad 85.000 euro di fatturato, chiarisce ulteriormente la natura anche di questa manovra, tutta a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che continueranno a vedere i propri stipendi e le proprie pensioni tassate ben oltre il 15% (orientativamente tra il 27% e il 38%) pur percependo un reddito sensibilmente inferiore.

Insomma, chi più ha meno paga!

Nel 1993 l’accordo da alcuni sottoscritto sulla cosiddetta “politica dei redditi” ha, nei fatti, ridotto la percentuale di reddito nazionale (cioè di ricchezza prodotta in Italia) da distribuire ai lavoratori e lavoratrici sotto forma di salari mentre ha consentito l’aumento di quella ricchezza nazionale distribuita alle imprese sotto forma di profitto.

A tale iniqua e ingiustificabile distribuzione ha fatto seguito, contemporaneamente, la perdita di potere “politico” del mondo del lavoro nel suo complesso rispetto al mondo delle imprese.

Non è un caso che, pur parlando della necessità di tutelare e valorizzare il lavoro, continua a mancare la volontà di tradurre in pratica politica quanto asserito: continua la possibilità di essere licenziati ad un cenno, continuano i rapporti di lavoro precari per anni ed anni, saranno reintrodotti i voucher (prestazione di lavoro a gettone iper precaria)…

Per non parlare dei mancati investimenti nella sanità pubblica: liste di attesa sempre più lunghe, mancata attuazione di adeguati e tempestivi programmi di prevenzione, in particolare in campo oncologico, mancata assunzione di personale sanitario e loro sostituzione con cooperative di medici, medici a gettone oppure aumento delle convenzioni con strutture private. Inadeguato numero dei medici di base e dei pediatri e conseguente aumento del numero dei pazienti a loro carico (pochi minuti per ogni visita)…

Non stanno meglio le strutture educative pubbliche: numero dei posti disponibili inferiore alle necessità delle famiglie, mancato investimento in qualità educativa e quantità del servizio erogato conseguenza della mancata assunzione di personale dedicato.

Vergognosa è pure la guerra al povero che oggi si manifesta anche con la sostanziale abrogazione del reddito di cittadinanza, vale a dire rendendone il beneficio nei fatti difficilissimo, mentre è ancora ampio il fronte di quanti non vogliono introdurre nel nostro Paese (unico in Europa) una legge sul salario minimo legale per tutte e tutti.

Care tutte e tutti, potremmo scrivere o parlare per ore nel tentativo di argomentare le ragioni che hanno spinto un fronte composito formato da diverse sigle del sindacalismo di base a proclamare un’intera giornata di SCIOPERO  GENERALE  NAZIONALE venerdì 2 dicembre ’22 e una giornata di manifestazione nazionale a Roma per il successivo 3 dicembre.

Le motivazioni anche di questo sciopero generale nazionale sono talmente tante che, comunque, ne dimenticheremmo qualcuna.

Aderite allo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE di venerdì 2 dicembre ’22 e alla manifestazione nazionale di Roma di sabato 3 dicembre.

Seguite le notizie sullo sciopero sul sito internet del sindacato USB!

Firmato:

USB Pubblico Impiego dell’Università di Trieste

Coordinatore di ateneo: Ferdinando ZEBOCHIN

Per contatti e adesioni: usb@amm.units.it