IL TAGLIO DEL TRASPORTO PUBBLICO SI PUÒ ANCORA EVITARE
E a chiederlo sono: i Sindaci di molti Comuni udinesi, le Associazioni dei consumatori, le Organizzazioni ambientaliste, i Movimenti politici, i cittadini della Provincia di Udine e gli utenti della SAF.
Il taglio del 4,5% del servizio - è stato già predisposto dall’Azienda di trasporto pubblico udinese e risulta già di per sé pesante, ma quasi certamente È DESTINATO A TRIPLICARSI già dal prossimo anno, portandosi sull’attuale livello nazionale, che evidenzia una riduzione complessiva del 12%.
L’Unione Sindacale di Base, a fronte della grave crisi economica ed occupazionale che sta investendo tutto il Paese - inclusa la Regione Friuli Venezia Giulia - chiede che il servizio di trasporto pubblico venga ripristinato e potenziato, attingendo le necessarie risorse economiche dagli ingenti utili di bilancio della SAF - che con i finanziamenti ricevuti dalla Regione FVG - è riuscita a realizzare negli scorsi anni dei guadagni astronomici, che mediamente hanno superato i 4 milioni di euro annui!
Ovviamente i soci pubblici e privati di SAF, non ne vogliono sapere e preferiscono garantirsi ulteriori guadagni, chiedendo pesanti sacrifici all’utenza e ai lavoratori che a partire da lunedì 4 febbraio dovranno sopportare quello che viene definito “IL TAGLIO DEI RAMI SECCHI” e che prevede:
- la riduzione del numero dei bus, delle corse, delle linee
- le attese più lunghe alle fermate fino a 10 minuti in più
- gli autobus ancora più colmi di passeggeri
- l’isolamento di molti Comuni
- le coincidenze saltate
- i turni di lavoro più pesanti e stressanti per i conducenti
- la riduzione dei livelli occupazionali, senza nuove assunzioni in grado di equilibrare il personale pensionato.
La Provincia di Udine in qualità di Organismo di vigilanza e di controllo del servizio di trasporto pubblico, si è dimostrata - purtroppo - fin troppo solerte nell’assecondare il piano di riduzione del servizio messo a punto dalla SAF. Non a caso risulta essere stata la prima Provincia del FVG, ad aver deliberato il piano di riduzione del servizio.
Meglio avrebbero fatto invece gli Esponenti politici locali, a proporre una razionalizzazione delle spese aziendali, valutando la possibile riduzione dei costi strutturali che - a sentire i lavoratori ben informati - potrebbero essere condizionati
- dagli stipendi stratosferici degli Amministratori e dei Dirigenti
- dalle “auto blu”
- dalle diseconomie
- dai favoritismi e dai privilegi.
Sfortunatamente anche in quest’occasione, più di un politico locale è riuscito a distinguersi nell’attività classica di “coltivatore di orticelli elettorali”, non curandosi invece di assicurare la completa fruibilità di un servizio sociale essenziale per tutta la cittadinanza.
L’Unione Sindacale di Base - essendo convinta che i cittadini, gli utenti e i lavoratori abbiano gli stessi interessi - si è resa interprete delle preoccupazioni e del malessere degli autoferrotranvieri e dell’utenza - ed ha già avviato una raccolta di firme su di una petizione popolare che chiede alle Aziende e agli Organismi politici di evitare il peggioramento della qualità e la riduzione del servizio di trasporto pubblico.