Università di Trieste: APPELLO PER RICCARDO CRISTELLO

Lavoratore, licenziato da <ArcelorMittal>, impianto siderurgico di Taranto

per aver esercitato il proprio diritto di parola e di espressione.

 

APPELLO a tutto il personale dell’università di Trieste e agli studenti dell’università di Trieste

 

Trieste -

Riccardo CRISTELLO è dipendente di <ArcelorMittal> di Taranto, il più grande impianto siderurgico d’Europa.

Riccardo è un lavoratore che da diversi anni lavora in quell’impianto ed è padre di due figli.

Riccardo è stato licenziato - per “giusta causa” - dalla direzione aziendale di <ArcelorMittal> perché ritenuto colpevole di aver pubblicato su Facebook un post in cui invitava a vedere la fiction “Svegliati amore mio”.

La fiction parla delle ripercussioni ambientali e sanitarie nei territori vicini all’impianto siderurgico attraverso la storia di una donna che lotta per la figlia ammalata di leucemia.

Solo per questo un cittadino della Repubblica, dove formalmente è ancora in vigore la Costituzione “più bella del mondo”, è stato licenziato. Ha perso il lavoro, cioè è stato gettato nel rischio della miseria per sé e per la famiglia, non per una grave mancanza eventualmente commessa all’interno della fabbrica, ma per una opinione liberamente espressa al di fuori di essa.

Le terribili condizioni di lavoro ed ambientali in <ArcelorMittal> (in verità e più in generale, in tutta l’area di Taranto) devono restare impermeabili ad ogni critica. Soprattutto, guai a quegli operai che osano parlarne.

In questo provvedimento si manifesta la negazione di tre diritti fondamentali: quello alla salute, quello al lavoro, quello alla libertà di espressione. Tutti sacrificati al potere del profitto e degli affari.

Siamo profondamente solidali con l’operaio licenziato che ha avuto il coraggio civile di non tacere di fronte al disastro ambientale ed umano, con quelle organizzazioni sindacali che hanno scelto di sostenerlo (a partire dalla USB) e con la lotta già iniziata a Taranto il 14 aprile scorso.

Riteniamo che il licenziamento di Taranto chiami in causa ciascuno di noi, come cittadino e come lavoratore, come cittadino e come “soggetto politico”. Interpella ognuno sull’importanza di presidiare, collettivamente, le fondamentali libertà costituzionali in tutte le fabbriche e in tutti gli uffici di questo Paese.

Il solo fatto che ancora oggi, nel 2021, sia necessario ricorrere al Tribunale per vedersi riconoscere il diritto alla parola e al pensiero, la dice lunga sullo scadimento del nostro ordinamento.

La vicenda di Riccardo Cristello parla ad ognuno di noi: licenziandolo è come se la multinazionale dell’acciaio dicesse che c’è una zona franca dove tutto può accadere. Le leggi, la Costituzione, i contratti… non contano, vale solo la proprietà dell’impresa. Il singolo lavoratore viene isolato e diventa, insieme alla sua famiglia, ostaggio di quella proprietà e monito per tutti gli altri.

Quell’impresa vuole persone a disposizione, non cittadini-lavoratori.

Per questo il licenziamento di Riccardo Cristello è così importante da non poter essere derubricato a “mera” vertenza sindacale.

Con queste, sia pur sintetiche, motivazioni ci rivolgiamo, innanzitutto, al mondo del lavoro: a tutti i lavoratori, singoli e nelle loro articolate organizzazioni. È indispensabile prendere posizione, dichiarare apertamente da quale parte ci si colloca. Ancora oggi (anzi, oggi più di ieri) è necessario far aprire alla Costituzione i cancelli di tutte le fabbriche e di tutti gli uffici affinché sia garantito il diritto inalienabile di ciascuno alla libera espressione del proprio pensiero, contro ogni rappresaglia, minaccia e ritorsione.

Ci rivolgiamo al mondo dell’impegno civile e democratico che ogni giorno misura e contrasta i rischi di un progressivo degrado sociale del paese.

Ci rivolgiamo al mondo dello spettacolo e della cultura, oggi così colpito dalle chiusure, che non può essere aggredito dalla censura padronale verso la libera diffusione delle proprie opere.

Ci rivolgiamo al mondo della politica, da troppo tempo subalterna al mondo delle imprese e delle loro rappresentanze, affinché rivendichi la superiorità della Costituzione repubblicana rispetto ai poteri delle direzioni aziendali.

A Taranto sono stati colpiti, assieme il lavoro, la salute e la libertà. Per questo dobbiamo difenderli assieme e per questo siamo e saremo a fianco del lavoratore licenziato e di tutte e tutti coloro che sono insieme a lui.

Con lui e con tutti noi.

Per aderire è sufficiente inviare un E-Mail all’indirizzo:  pubblicare@usb.it

avente per oggetto: “adesione all’appello per Riccardo Cristello”.

Sottoscrivere il messaggio con il proprio nome e cognome (chi volesse potrà indicare il proprio ente di appartenenza e posizione: lavoratore, studente e così via).

Grazie a tutte e tutti.

Firmato:

USB – Unione Sindacale di Base

Università degli studi di Trieste

Referente di ateneo: Ferdinando ZEBOCHIN

1° maggio 2021

 

A seguire, quale esercizio di memoria per sapere di cosa parliamo quando si dice Taranto, è opportuno ricordare almeno i più recenti studi sull’ex Ilva (oggi “ArcelorMittal”) e sul “sistema” Taranto.

Secondo una perizia epidemiologica (pubblicata nel 20212 dall’Associazione italiana di epidemiologia) estesa ad un arco di tempo di 7 anni, c’è stata una media di 1650 morti all’anno, 4,5 al giorno. Circa 27000 ricoveri, soprattutto per cause respiratorie e cardiovascolari. E la perizia chimica mostra l’emissione di una quantità di inquinanti impressionante con un alto impatto per la salute umana. Benzoapirene, cancerogeno certo, piombo, mercurio, arsenico, cadmio e altri metalli pesanti, gas come ossidi di azoto e di zolfo, nocivi per il sistema respiratorio, monossido di carbonio, un gas che in sufficienti quantità causa asfissia, e quantità enormi di particolato.

Un ulteriore studio del 2019 nel quale si analizzano i 44 siti più inquinati del territorio italiano tra cui Taranto (il riferimento è al “Quinto Rapporto Sentieri” pubblicato dalla Rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, supplemento num. 1, numero 2 – 3 di marzo/giugno 2019) porta dei dati che si commentano da soli per la città di Taranto. Lo studio identifica per la città come principali fonti di inquinamento una raffineria, un impianto siderurgico, un’area portuale e delle discariche (senza suddividere i dati).

In particolare, nell’area di Taranto osserviamo un aumento del 9% della mortalità per tutte le cause tra gli uomini e del 5% tra le donne; dell’11% e dell’8% per malattie tumorali e del 29 e del 13% per malattie dell’apparato digerente. Vi sono poi dei picchi per singole malattie come il 303% in più di morti per mesotelioma pleurico tra gli uomini e il 37% in più di tumori polmonari nelle donne, dati tutti statisticamente significativi e non attribuibili al caso (citazione tratta da “Il Fatto Quotidiano”, edizione on-line del 28/12/2020, a firma di Claudio Gianotti).