Rispetto per la parte onesta e corretta!
L’organizzazione del lavoro varata in questi giorni dall’università di Trieste avrebbe dovuto rappresentare – secondo le promesse dei vertici dell’ateneo - un profondo rinnovamento delle strutture dipartimentali e centrali dell’ateneo; soprattutto, avrebbe dovuto determinare un deciso miglioramento del modo di lavorare.
Nella realtà dei fatti concreti, invece, prevale una imbarazzante continuità (secondo un consueto gattopardismo, presente anche in ambito universitario) e una complessiva mancanza di rispetto verso quanti svolgono con onestà e correttezza il proprio lavoro.
In una parola, non è dato intravedere neppure un segno di autorevolezza nelle decisioni assunte dalla dirigenza.
La parte onesta del personale potrebbe rispondere a tutto questo isolandosi nel proprio ufficio, sperando che tutto passi; oppure pensando che potrebbe bastare un supplemento di lavoro volontario e poi tutto tornerà come prima.
Basterebbe avere consapevolezza dei fatti accaduti in questo Paese (forse anche la lettura di un buon racconto come “La fattoria degli animali” di George Orwell) per comprendere che l’isolamento e il lavoro volontario non sono la risposta.
Serve organizzarsi, essere consapevoli, serve l’unità del personale, perché ciò che accade al mio vicino potrebbe riguardarmi in prima persona domani, perché è stato dimostrato disprezzo verso le regole minime di rispetto fra le persone all’interno di una comunità.
L’ultima parola, pertanto, al personale; non ci sono alibi: se vorrà essere un protagonista consapevole molto può ancora cambiare.
La decisione alla parte onesta del personale.
In allegato, troverete le osservazioni (con lettera protocollata) del coordinamento USB di ateneo e una prima risposta sindacale unitaria.
I fatti diranno quanti resteranno coerenti e quanti, passata la tempesta, sgomiteranno per un posto al sole.