No alla militarizzazione dei porti dell'Adriatico Orientale
Esprimiamo netta contrarietà all’ipotesi di militarizzare i porti dell'Adriatico Orientale in particolare di Trieste e Monfalcone, come propone il vice ministro alle infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi, dietro la formula “dual use”, ovvero la trasformazione con interventi mirati al duplice uso, civile e militare, degli scali portuali e delle infrastrutture logistiche.
Fare del Golfo di Trieste una piattaforma logistica, quale avamposto funzionale all’economia di guerra e al riarmo europeo, è una decisione scellerata d’interventismo guerrafondaio, lesivo dell’articolo 11 della Costituzione e quanto stabilito dalla Legge 185/90 (Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento), la quale vieta esplicitamente "l'esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani".
Allo stesso tempo ribadiamo che i piani di riarmo dell’UE e della NATO sono di per sé una dichiarazione di guerra contro le classi popolari, attraverso la sottrazione di risorse pubbliche fondamentali, come: la salute, la casa, l’istruzione, la cultura, la salvaguardia dell’ambiente, a vantaggio della produzione bellica e degli interessi privatistici.
Il necessario rafforzamento delle infrastrutture portuali e logistiche non passa attraverso la loro messa al servizio delle guerre, ma al contrario ai rapporti commerciali frutto della distensione e della cooperazione internazionale.
Contro il riarmo e l’economia di guerra, l’USB continua il proprio impegno nella campagna nazionale e internazionale per alzare i salari e contro le spese militar