Lavoratori a tempo determinato: grande tristezza
Grande tristezza
Come ampiamente previsto, i limiti alle assunzioni previsti in quelle norme di legge alle quali in pochi – a livello nazionale - si sono concretamente opposti (a parole sono tutti contro) hanno obbligato l’università di Trieste a proporre la messa a concorso pubblico di soli 8 posti di categoria C (come anticipato a grandi linee dal rettore nell’ultimo incontro di dicembre ’13) a fronte delle diverse decine di tempi determinati, alcuni di durata oramai pluriennale.
Alcuni manderanno a dire che la responsabilità è tutta individuabile in p.le Europa. Gioco facile e assai comodo perché evita di confrontarsi con le proprie responsabilità.
In pochi cercheranno di promuovere una onesta riflessione sul come e perché si sia giunti a questo punto. Per essere tra questi ultimi dobbiamo fare un breve esercizio di memoria:
tra la fine del 2012 e durante il 2013 sono state promulgate alcune leggi che prevedevano la possibilità (ben limitata) di prorogare i contratti e collegarli all’attivazione di procedure concorsuali con valutazione dell’esperienza maturata durante il servizio a tempo determinato.
Ogni decisione dell’amministrazione pubblica non è mai stata libera, né tantomeno obbligatoria (nonostante i diversi Governi e, ancor peggio, alcune forze “sociali” abbiano parlato di “stabilizzazione” e di soluzione al problema del precariato) bensì subordinata al rispetto di diversi, precisi limiti:
limiti di tipo finanziario (disponibilità di bilancio), assunzionale (i punti organico, le risorse dedicabili alle assunzioni) e procedurale (definizione del fabbisogno di personale tenuto conto delle esigenze prevedibili e delle cessazioni del personale; la regola dei concorsi esterni).
In nessun caso ci troviamo di fronte ad una stabilizzazione, cioè una procedura che dovrebbe riguardare tutti i lavoratori e non solo alcuni.
A fronte di questo quadro normativo nazionale, le organizzazioni sindacali che si sono attivate prima e dopo ogni manovra governativa e parlamentare per smascherare le false promesse dei pifferai di turno sono state le sole sigle del sindacalismo di base.
Dobbiamo ricordare che lo smantellamento del sistema pensionistico pubblico, allungando i requisisti pensionistici fino a quasi 70 anni – con l’avvallo di CGIL, CILS, UIL e altri - oggi blocca le uscite del personale più anziano e quindi impedisce o limita enormemente le assunzioni dei giovani e dei precari di ogni età (il segretario della Fiom solo oggi ammette che la CGIL ha fatto poca opposizione al riguardo). Per non parlare dei danni provocati dalle diverse controriforme delle università (chiusura di interi corsi di laurea, aumento delle tasse universitarie, minori iscrizioni dei giovani ai corsi universitari e così via).
Oggi, con questi 8 posti a fronte di parecchie decine di lavoratori a tempo determinato, USB continua a pensare che l’unica strada percorribile passi attraverso la presa di coscienza dei lavoratori di trovarsi davanti a una questione nazionale e non locale, da inserire nel quadro di un Paese che dobbiamo cambiare (fin che siamo in tempo) prima di fare la fine della Grecia o della Spagna. Oggi, c’è solo tristezza per i tanti che, nell’immediato, non possono vedere un futuro migliore.
Firmato: Il coordinamento USB di ateneo
Fulvio Grasso e Ferdinando Zebochin