La vera storia dell'emendamento taglia servizio militare e taglia laurea
L'emendamento che tagliava il servizio militare obbligatorio di leva e il riscatto degli studi universitari dalle pensioni fa emergere il ruolo collaterale al Potere della CISL e la necessità di modificare la legge sulla rappresentanza e la rappresentatività sindacale
Solo seguendo in "filigrana" la vicenda dell'emendamento che tagliava il servizio militare di leva e il riscatto laurea ai fini del diritto a pensione, si riesce a comprendere la realtà dei fatti e il ruolo di alcuni sindacati.
Il ministro Sacconi (socialista ai tempi di Alì Babà Craxi, quando il debito pubblico esplose oltre ogni ragionevole limite sotto la spinta della corruzione politica-affari-cemento: gli anni della "Milano da bere"...), prima di prendere la decisione di togliere ai riscatti degli studi universitari (laurea, dottorato di ricerca, diploma di specializzazione) e al servizio militare obbligatorio di leva ogni valenza a fini pensionistici telefona al sindacato (?) CISL che dà il proprio assenso: tagliate pure dice Bonanni.
A dare conferma della telefonata alla CISL e della conseguente risposta affermativa, è il giornale della Confindustria "Il Sole 24 Ore". Scrive, infatti, il quotidiano economico:
"Una volta raggiunta l'intesa sulla necessità di ricorrere almeno a un micro-intervento su una fetta delle anzianità, è stato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi a congegnare la misura sui <riscatti>. Ed è stato il ministro a ottenere il via libera prima dalla CISL e poi della Lega, dalla Lega, dalla quale fino a quel momento erano arrivati ripetuti no a qualsiasi correttivo sui pensionamenti di anzianità e di vecchiaia" (Fonte: "Il Sole 24 Ore", edizione on line del 30 agosto 2011).
Affermare che vi sia un rapporto organico tra Governo e alcuni sindacati è sicuramente un fatto, incontestabile.
Per quanto tempo ancora pagheranno gli esercizi da illusionisti di professione di alcuni sindacati?
Il quadro che emerge in questi anni ricorda, molto da vicino, il ruolo di collaborazionisti del Governo e delle imprese avuto dal sindacalismo burocratico della CGT in Argentina durante la crisi sviluppatasi in quel Paese sul finire degli anni '90 e i primi anni del decennio successivo.
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