Il vero spread tra Italia e Germania

Il cambiamento dell'intera classe dirigente è premessa ad ogni ipotesi di cambiamento nel nostro Paese

Trieste -

536: sono passati otto mesi dall’insediamento del Governo Monti e lo “spread” è lo stesso di prima.

 

Segno inequivocabile che la differenza tra la Germania e l’Italia non si ottiene a colpi di controriforme: del lavoro, delle pensioni, della sanità, della scuola, dell’università, in una parola dello Stato sociale.

 

Eppure ci avevano detto che le “riforme” erano necessarie per convincere i “mercati” e i riottosi tedeschi.

 

Oggi abbiamo i limiti di età per il pensionamento più alti d’Europa (di fatto, il sistema pensionistico pubblico è stato abrogato), un diritto del lavoro ancora più precario e frammentato di prima (una situazione di schiavitù strisciante), una sanità con meno posti letto (con l’ultimo decreto sui tagli alla spesa sociale avremo 3,7 posti letto ogni 1.000 abitanti contro una media europea di 5,2) e ancora meno medici e infermieri (si va verso una sanità senza medici), una scuola in cui il censo la farà da padrone e determinerà un ulteriore abbassamento della capacità di critica dei lavoratori, a tutto vantaggio della classe dirigente.

 

Come USB aveva detto sin da tempi non sospetti, la vera differenza tra la Germania e l’Italia non è da ricercare nel diritto del lavoro oppure nel sistema pensionistico, ovvero nella sanità.

 

Sull’Italia e i lavoratori di questo paese pesa una classe dirigente che ha fatto del malaffare il suo segno distintivo. Basti pensare, tanto per restare ai casi più recenti, al “sistema Cuffaro” ieri (UDC) e “Lombardo” oggi, al “sistema Penati” (PD), oppure al “sistema Formigoni” (PDL - in queste settimane iscritto dalla Procura di Milano per corruzione aggravata transazionale), all’affare Lega e così via fino ai provati rapporti Stato-criminalità organizzata che gettano un’ombra inquietante sul nostro passato e determinano il nostro futuro e coinvolgono le più alte istituzioni.

 

In Italia la classe dirigente resiste sulla sua poltrona perché nel nostro Paese il principio di elementare prudenza che dovrebbe spingere i partiti e le istituzioni ad escludere automaticamente dalla vita pubblica chiunque non sia in grado di chiarire le proprie frequentazioni con mafia, camorra, ‘ndrangheta oppure a giustificare uno stile di vita dispendioso e al di sopra delle proprie possibilità, non vale.

In Italia, si aspetta la sentenza della Cassazione, sperando che vada tutto in prescrizione (e comunque, spesso, non ci si dimette neppure dopo una sentenza definitiva).

 

Il risultato? A Berlino il Presidente della Repubblica si è dimesso a febbraio per un prestito a tassi di favore alla moglie e cinque giorni di vacanza finanziati da un produttore cinematografico (287 euro per notte).

In Italia l’arrogante “celeste” Formigoni (e la sua corte) dice: “La corruzione dov’è? Io non l’ho trovata”.

 

Questo è il vero “spread” tra Germania ed Italia.