FLEX/ADRIATRONICS: con il fondo nessuna prospettiva, il piano è un "io speriamo che me la cavo"

Trieste -

Nessuna garanzia occupazionale, un piano fumoso senza alcuna indicazione specifica di come si andrà ad operare nello stabilimento triestino passato di mano da Flex a Faircap.
Nessuna previsione di prodotti, clienti e volumi ingenerati a cui collegare un piano occupazionale.

L'imbarazzo del tavolo Ministeriale è così grave che durante il confronto il Ministro Urso è costretto ad intervenire direttamente, indicando come l'operazione tra Flex e Faircap sia completamente priva di trasparenza e sottolineando anche la volontà di verificare anche sul piano della legalità quanto è stato fatto. Un "uomo avvisato mezzo salvato" che il Ministro ha voluto far arrivare direttamente alle orecchie dei dirigenti di Faircap/Adriatronics presenti al tavolo.

Imbarazzante anche il tentativo dell'azienda di richiedere al tavolo gli ammortizzatori sociali a prescindere, come se nel nostro paese la collettività possa permettersi di pagare l'avventurismo spregiudicato di queste aziende.

Per USB il progetto Adriatronics si presenta con un niente di niente, una evidente truffa. Un "io speriamo che me la cavo" che la nostra organizzazione ha giudicato irricevibile ed inaccettabile.

Abbiamo sottolineato come sia evidente la volontà speculativa da parte di Faircap. È evidente che Flex ha "appaltato gli esuberi" al fondo e a dimostrarlo c'è la dote di 20 milioni di euro lasciata da Flex per il progetto Adriatronics. La lauta ricompensa per fare il lavoro sporco al posto della multinazionale che scappa.

Al ministero abbiamo infine posto anche il tema più generale degli strumenti necessari a bloccare questa pirateria industriale. Oggi rileviamo un vero e proprio processo di aggiramento delle norme, che oggi è evidentemente non sono sufficienti a fermare delocalizzazioni, chiusure e fughe di multinazionali senza scrupoli.

USB Industria Nazionale