Appalti Fincantieri, altro che “protocolli di legalità”…
La notizia sulle indagini degli organi ispettivi e di controllo, coordinate dalla Procura di Venezia, riguardo la gestione delle buste paga di quasi duemila lavoratori impiegati nell’indotto dei cantieri navali di Fincantieri, riporta finalmente alla cronaca pubblica una questione annosa che per troppo tempo è stata sottovalutata.
Per esperienza diretta, purtroppo, non stentiamo a credere che le aziende dell’appalto e subappalto, le quali da decenni ormai svolgono un ruolo decisivo nella produzione navale, rispondono alle sfide della competitività risparmiando in modo illecito sugli stipendi di una parte dei propri dipendenti perlopiù di origine straniera, con largo uso della “paga globale” extracontrattuale, la quale oltre a registrare dati sostanzialmente fittizi, nella quasi totalità dei casi si attesta su un minimo retributivo orario largamente al di sotto dei 9 euro.
Fincantieri – che naturalmente si dice all’oscuro di tutto e si dichiara “parte lesa” - nel 2022 ha segnato un utile complessivo di 7 miliardi e mezzo di euro, di cui 4 miliardi sul conto del settore delle navi da crociera, e allo stato ha un portafoglio di almeno 28 nuove navi da costruire di cui la maggior parte in Italia.
Il colosso navalmeccanico italiano negli ultimi trent’anni ha modellato a suo piacimento il comparto degli appalti, stabilendo un rigido schema industriale orientato al massimo ribasso delle commesse e a ritmi di consegna proibitivi, moltiplicando anche i rischi per la sicurezza e la salute degli addetti. Ha quindi una responsabilità diretta sul metodo di gestione del personale delle imprese dell’indotto, considerato che i fatti emersi dall’indagine in corso, accadono appunto negli stabilimenti di sua proprietà e sono stati più volte denunciati dai lavoratori interessati.
Alla luce dei fatti i Protocolli di Legalità sottoscritti in questi anni tra Fincantieri, sindacati accomodanti e istituzioni pubbliche, come da noi più volte sottolineato, sono accordi di cui l’inconsistenza pratica è in queste ore quanto mai evidente.
Per USB il primo fondamentale antidoto al ricatto occupazionale è l’unificazione delle coperture contrattuali di tutte le maestranze che operano nella produzione cantieristica, oltre alla definizione per legge di una salario minimo di almeno 10 € all’ora che portino verso l’alto la qualità delle condizioni di lavoro di tutti.
p. USB Monfalcone
Alessandro Perrone