Università di Trieste: le ragioni del NO al Contratto integrativo

Le motivazioni del NO in una lettera unitaria USB, CISL e UIL

Trieste -

Sono trascorsi otto anni dall’introduzione del blocco retributivo ope legis giudicato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 178 del 2015).

Otto anni che hanno visto, ancor più di prima, i salari in caduta libera rispetto al costo della vita di ogni famiglia media.

Ulteriori otto anni passati in un Paese che continua a sottrarre fondamentali servizi pubblici (sanità, scuola, assistenza in primis) pensati dalla vigente Costituzione a beneficio dell’intera comunità nazionale per cederli alle imprese private, talvolta un tutt’uno con questo o quel partito.

Curare e assistere sé stessi e i propri familiari sta diventando un lusso per un crescente numero di lavoratrici e lavoratori.

 

In questo contesto, ovvero quanto meno in considerazione di quanto sia diventato difficile, se non impossibile, assicurare per sé e la propria famiglia una “esistenza libera e dignitosa” (art. 36 della vigente Costituzione), ci saremmo attesi un sussulto di “senso della comunità” da parte di quanti reggono, pro tempore, le sorti di questo ateneo.

 

Ancora una volta abbiamo, invece, constatato la permanente inadeguatezza dell’attuale vertice.

 

Non c’è stato, in alcun caso, la volontà (neppure il tentativo) di percorrere strade alternative allo scopo di giungere ad una diversa, equa distribuzione delle risorse.

I soldi ci sono, come ci insegnano le risorse- a carico del bilancio di ateneo - dirottate, direttamente o indirettamente, verso l’ex ospedale militare.

Non mancano pure le possibilità di letture alternative delle norme in materia di composizione del Fondo incentivante, sia pure nel quadro molto restrittivo e criticabile dell’attuale ordinamento.

 

All’attuale vertice non rimane che una narrazione tutta incentrata sul merito e sulla valutazione.

 

Ci chiediamo quanti sono ancora disponibili a farsi promotori e difensori di una tale evidente insensatezza?

 

In allegato il testo della lettera inviata al rettore dai sindacati USB – CISL – UIL sull’argomento in oggetto.