Laurea honoris causa al Governatore della Banca d'Italia

All'Università di Trieste

Trieste -

Il titolo accademico conferito “honoris causa” dovrebbe attestare i meriti eccezionali del destinatario. In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, l’Università degli studi i Trieste ha conferito il suddetto titolo al massimo rappresentante della Banca d’Italia (vedi sul sito: www.units.it/vedinews/index.php)

La Banca d’Italia si trova, da tempo e non da sola, al centro di numerosi e argomentati dubbi sul suo ruolo di vigilanza, non da ultimo nella vicenda che ha interessato quattro banche e alcuni titoli da queste collocate fra la clientela. Anche alcuni piccoli risparmiatori hanno sottoscritto titoli emessi da una banca perché convinti - da quella stessa banca - di trovarsi di fronte a un utilizzo sicuro dei propri risparmi.

Secondo la dettagliata ricostruzione dei fatti pubblicata da “Il Fatto Quotidiano” del 02/12/2015 (pagina 16 – rubrica “Il Fatto economico) e del 17/12/15 (pagine 1, 2 e 3) “sarebbe bello che il governatore della Banca d’Italia spiegasse perché abbia non solo autorizzato ma addirittura sollecitato l’emissione di azioni e obbligazioni subordinate da parte di banche decotte”.

Secondo il quotidiano “metri cubi di documenti descrivono il meccanismo: i banchieri danno credito ad amici e raccomandati anziché alle imprese che meritano; gli amici non pagano le rate e la banca va in difficoltà; gli ispettori della Banca d’Italia scrivono relazioni durissime; da palazzo Koch [sede della Banca d’Italia n.d.r] parte l’ordine alla banca malandrina di

<rafforzarsi patrimonialmente>. La banca rifila ai clienti titoli spazzatura mentre Bankitalia fischietta distratta”.

“Una gigantesca porcheria che i banchieri… e la Vigilanza hanno ordito ai danni del risparmio, in barba all’art. 47 della Costituzione [Il primo periodo dell’art. 47 della Costituzione prevede: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” n.d.r] che citano solo quando devono salvarsi tra loro”.

Risulterebbe che il Direttorio della Banca d’Italia, dopo attenta valutazione del benemerito lavoro dei suoi ispettori, ha autorizzato gli amministratori della Cassa di Ferrara [una delle quattro banche coinvolte n.d.r] a succhiare 150 milioni di euro dalle tasche dei suoi clienti.

Per quanto riguarda Banca Etruria (un’altra delle quattro banche coinvolte), già due anni fa era travolta “in modo irreversibile” da un “progressivo degrado” in corso indisturbato da 11 anni. Lo ha scritto il governatore della Banca d’Italia in una lettera al consiglio d’amministrazione della popolare aretina il 03/12/13 rimasta, però, segretata “probabilmente per non disturbare il collocamento di obbligazioni subordinate in corso proprio in quei giorni… il parco buoi non deve sapere, per essere spolpato meglio” (Fonte citata, edizione del 17/12/15, pag. 2).

Anche la più recente vicenda delle quattro banche coinvolge l’intero sistema del credito e della vigilanza bancaria (Banca d’Italia) e finanziaria: per due volte anche la Consob approva supplementi ai prospetti informativi di cui i sottoscrittori non vengono avvisati (si arriva al grottesco: le “avvertenze” vengono pubblicate solo sul sito internet dell’organo di vigilanza e il risparmiatore ha due giorni di tempo per accorgersene e risolvere il contratto con la banca). Nel frattempo, il magistrato di Arezzo che indaga su Banca Etruria, risulta essere legato con il Governo in carica da un rapporto di consulenza…

Alla fine, una domanda sorge spontanea: secondo voi perché l’Università di Trieste ha conferito la laurea honoris causa al governatore della Banca d’Italia?